Identità

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Una delle domande che mi vengono poste più di frequente, e che trovo davvero difficile a rispondere, è la semplice “Di dove sei?”.

Ultimamente ci sto pensando molto. Dopo anni di tentennamenti, finalmente mi sono tuffata e ho chiesto (e ottenuto) la cittadinanza britannica.

Potreste pensare che la domanda di cui sopra abbia una risposta semplice e, per molte persone, è proprio così. Ma per me, e per molte altre persone, sempre più persone infatti, non c’è una risposta semplice e diretta.

Sono nata in Italia da genitori italiani – allora voi mi direte, sei italiana! Sì, lo sono, ma solo fino a un certo punto. Quell’identità mi era sempre stata scomoda, come dei vestiti ereditati di seconda mano. Sono andata via dall’Italia a 18 anni.

Sono diventata cittadina britannica – quindi, vi sento gridare, sei inglese/britannica! Ma… è davvero così? Per certi versi non lo sarò mai. Per quanto mi riguarda… non mi sento così.

Quando altre persone che parlano inglese mi sentono parlare, notano subito l’accento “inglese”, anche se dopo un po’ di tempo con gli americani si ammorbidisce parecchio.

L'”identità” che sento più vicina, che mi calza meglio è quella di londinese. Dentro di me sono, e sarò sempre, una Londoner. Non sono molte le città che ti accettano e ti accolgono indipendentemente da dove sei arrivata, che lingua parli, che lavoro fai o quanti soldi hai. Quindi ecco, sono questo. Se ci fosse una cittadinanza londinese ufficiale, avrei preso quella, ma purtroppo siamo ancora bloccati sulle nazionalità. E poi, a giudicare dalle recenti elezioni in UK, questo senso di differenza dal resto del paese e dell’appartenenza di Londra non è assolutamente limitato a noi “stranieri”. Il centro di Londra sembra essere una calamita che attrae quasi solo persone che la pensano in modo simile.

Altri amici mi chiedono se avrei preso la cittadinanza britannica se avesse voluto dire abbandonare quella italiana. La risposta è che non lo so. Non credo che saprei cosa sceglierei a meno che non fossi davvero davanti alla scelta…

La mia famiglia sta sempre in Italia, la maggior parte del mio lavoro è in UK e in Europa, i miei amici un po’ sparsi dappertutto. Il cibo che adoro, sebbene sia partito dall’Italia, ora si è diramato in direzioni impossibili e inaspettate. Sento che definendomi secondo la nazionalità, mi sto limitando. Forse è un malessere dei nostri giorni: guardatemi, sono così tanto di più che questa semplice etichetta! Comunque… a me sta scomoda.

 

Pensiamoci in un modo diverso. Una persona, ad esempio, nata da una madre francese e un padre senegalese, nata negli USA ma cresciuta a Hong Kong. Da dove viene?? Mi gira la testa. Ma mi affascinano queste cose. Un mio amico africano mi ha detto che lui, prima di tutto, si identifica come nero. Per quanto mi riguarda, londinese e, credo, donna prima di tutto. La razza e la nazionalità non sono cose che contano, per me, ma dopotutto, l’identità è un concetto fluido.

 

So che è un po’ kitsch ma, ogni tanto, vorrei semplicemente rispondere: Io sono del pianeta Terra, e tu?

Identity

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One of the most frequent questions I am asked, and that I find very difficult to answer, is the simple “Where are you from?”.

I’ve been thinking about this a lot recently. After years of dithering, I finally took the plunge and applied (and succeeded) to become a British citizen.

You might think the above question has a simple answer and, well, for many people that’s so. But for me, and even more so for many people, more and more nowadays, there is no straight answer to the question.

I was born in Italy to Italian parents – that makes me Italian you say. Yes, but only to some extent. That identity was always ill-fitting on my shoulders, like handmedown clothes. I left Italy at 18.

I became a UK citizen – so you’re English/British, I hear you scream at me. Again… am I? To some I never will be. To myself… I don’t “feel” it.

When other English speakers hear me talk, they always note the “English” accent, though after a while with Americans it can soften quite a bit.

The closest “identity” I feel that fits me is that of Londoner. I am and will always be a Londoner at heart. Not many cities accept you and take you in regardless of where you’ve come from, what language you speak, what job you do or how much money you have. So that’s what I am. If there was an official London citizenship, that’s what I would have gone for, but we are still stuck on nationalities. Also, again judging by the recent UK elections, this sense of difference from the rest of the country and belonging together is not limited to us originally “foreigners”. Central London seems to be a magnet that attracts mostly like-minded people.

Other friends ask, would you have gone for British if it meant dropping your Italian nationality? The answer is I don’t know. Until you are faced with the reality of this choice, I don’t know what I would do…

My family remain in Italy, most of my work is in the UK and Europe, my friends a bit all over the place. The food I love, though it started in Italy, has now branched out to impossible and unexpected locations. I feel that by defining myself by my nationality I am restricting myself. Maybe it is a malaise of this age: look at me, there is so much more to me than just this label! Still… it does not feel right for me.

Let’s think about this a different way. A person born of, say, a French mother and a Senegalese father, maybe born in the USA but grown up in Hong Kong, where are THEY from? My head spins. It fascinates me. An African friend of mine said he identifies as black first and foremost. Me, as I said, Londoner and, I guess, a woman first and foremost. Race and nationality for me don’t hold much sway, but identity is after all a fluid concept.

I know it’s cheesy but, sometimes, I’d just like to say, I’m from Planet Earth, and you?